Lunedì 12 Febbraio, Vera Vigevani Jarach incontrerà gli studenti a Chiavari, nell’ambito del progetto “Credere” proposto dall’Ufficio Scuola della Diocesi di Chiavari. L’appuntamento si svolgerà dalle ore 10 alle ore 12 nell’Auditorium “San Francesco” ed è organizzato in collaborazione con il liceo cittadino “Marconi – Delpino”.
Il progetto “Credere” da alcuni anni ha come obiettivo di far incontrare i giovani con persone che possano testimoniare il valore delle loro scelte.
Vera Vigevani Jarach ha attraversato, nel Novecento, due tragedie che l’hanno segnata per sempre: ha perso il nonno materno, Ettore Felice Camerino, mandato a morte ad Auschwitz dai nazisti; e ha perso la figlia Franca, di diciotto anni, sequestrata, torturata e gettata in mare (viva) da un aereo della morte del dittatore Videla in Argentina. “Non ho tombe sulle quali piangere. Mio nonno è diventato il fumo di un camino, mia figlia riposa in fondo al mare», racconta Vera, che si definisce “militante della memoria”.
Vera è nata a Milano nel 1928. Undici anni più tardi, dopo aver patito gli effetti delle prime leggi razziali che le impedirono di continuare ad andare alla sua scuola – “un trauma fortissimo” ricorda – la sua famiglia scelse di emigrare in Argentina. Era il 1939. In Italia rimase solo il nonno materno, Ettore Felice Camerino, sessantottenne antiquario che non se la sentiva di ricominciare da capo un’altra vita: poi, quando alla fine del 1943 capì che non solo i diritti di cittadini ma anche la vita degli ebrei in Italia era in pericolo, provò a fuggire in Svizzera ma fu tradito.
In Argentina Vera si è sposata ed è stata, fino alla pensione, giornalista all’Ansa di Buenos Aires. Sua figlia Franca scomparve a diciotto anni il 26 giugno 1976 e di lei non si seppe più nulla fino a qualche anno fa, quando una donna le ha raccontato tutto, una sopravvissuta al campo di concentramento dell’Esma, la scuola ufficiali della Marina argentina militare usata come centro di detenzione e tortura. L’attesa è durata venti anni, mentre tanti altri non hanno saputo più niente dei loro cari scomparsi – trentamila desaparecidos dal 1976 al 1983. Franca fu drogata e gettata un mese dopo l’arresto da un aereo nel Rio de La Plata. Nel 1978 in Argentina si giocavano i Mondiali di calcio, ma il mondo non si accorse di cosa stava succedendo. Molti chiusero gli occhi.
Da allora Vera Vigevani appartiene al movimento delle “Madres de Plaza de Mayo” ed è diventata una “militante della memoria”: il fazzoletto bianco in testa che porta spesso, sempre nelle cerimonie ufficiali, i capelli oramai bianchi, la vista che negli ultimi anni si è fatta più debole ma la voglia di testimoniare e continuare a raccontare.